Pubblichiamo il seguente articolo per gentile concessione della psicologa e operatrice shiatsu Frédérique Guern
La parola benessere è diventata molto comune e il marketing la utilizza per attirare nuovi clienti e creare nuovi bisogni, basti pensare ai bagnoschiuma e alle creme per il corpo che promettono momenti di benessere, ai prodotti per la casa che creano oasi di benessere, ai tour operator che propongono viaggi benessere oppure ad alcuni prodotti agroalimentari, gli “smart food” che favoriscono lo stato di benessere del corpo.
Sembra che la ricerca del benessere sia diventata la nostra principale occupazione, senza però averne una definizione precisa.
Alla parola benessere si associa quasi immediatamente la parola salute. In effetti nel 1948 l’OMS
dichiarava che “la salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non solamente
un’assenza di malattia”, mettendo in evidenza che l’assenza di malattia non era sufficiente per
accedere al benessere ma che altri fattori interni ed esterni all’individuo la influenzano.
Dare una definizione al benessere dunque non è un’operazione facile perché non si limita alla sola
dimensione di salute corporea ma si espande in tutte le dimensioni dell’essere umano (corporee,
emotive, mentali, spirituali) ed assume un significato soggettivo rispetto al quale non si possono
definire a priori criteri fissi e standardizzati.
Nel suo rapporto del settembre 2011, la Commissione Salute dell’Osservatorio Europeo su Sistemi e
Politiche per la Salute propone la definizione di benessere come “lo stato emotivo, mentale, fisico,
sociale e spirituale di ben-essere che consente alle persone di raggiungere e mantenere il loro
potenziale personale nella società”.
Come si legge nel rapporto, tutti e cinque gli aspetti sono importanti, ma ancora più importante è che
questi siano tra loro equilibrati per consentire agli individui di migliorare il proprio benessere
e quello della società nella quale sono inseriti, creando un circolo virtuoso di benessere individuale e
collettivo.
I principali fattori che sono stati valutati sono la salute, la famiglia, la situazione finanziaria, la casa, gli
amici, la soddisfazione professionale, l’educazione, il tempo libero. Spesso gli uni con
gli altri sono connessi, creando un intreccio sul quale si può sviluppare il sentimento di benessere.
Un sociologo potrebbe dare una definizione e uno sguardo localizzato più sull’ambiente, sull’accesso
all’educazione per dare linee guida per il raggiungimento del benessere.
Un neuropsicologo potrebbe identificare alcune zone specifiche del cervello umano che si attivano, neurotrasmettitori che rilasciano sostanze benefiche che provocano sensazioni di benessere.
Per dare una mia personale definizione di benessere direi che è una sensazione di armonia, di pace
tra corpo e spirito e tra me e l’ambiente che mi circonda. Questa sensazione è appagante, gratificante
e può avere vari gradi. E’ diverso il benessere provato quando si beve un bicchiere d’acqua fresca in
una calda giornata estiva da quello che si può vivere una notte osservando le stelle e ci si sente in
perfetta comunione con l’Universo. Questa esperienza di un sentimento di unità, di comprensione e
di piena consapevolezza, Romain Rolland nella sua corrispondenza con S. Freud nei primi anni del XIX,
l’ha chiamata “sentimento oceanico”. Una caratteristica accomuna queste due esperienze di
benessere; è l’essere fuggevole: non dura a lungo nel tempo ed è unico e irripetibile.
Se definire il benessere è un’operazione complessa, possiamo però identificare delle pratiche che
permettono di raggiungere uno stato di benessere globale o di ripristinarlo quando l’equilibrio è stato
rotto. Nella mia esperienza di psicologa e operatrice shiatsu, la pratica più semplice parte dal corpo.
Ascoltare il proprio corpo, diventare consapevoli della meraviglia del corpo umano favorisce una
buona relazione tra se stessi e il mondo, una forma di risonanza positiva che gratifica e procura
rilassamento, senso di appartenenza, connessione con l’Universo.
Un corpo accolto e ascoltato permette alla mente di quietarsi, dandoci la possibilità di osservare il nostro stato emotivo e mentale e se necessario trasformarlo per ripristinare uno stato di benessere.
Nella vita quotidiana, occupati dal lavoro, dalla cura della casa, della famiglia, ci dimentichiamo di
avere un corpo. La nostra mente è impegnata a programmare le varie attività a venire o a rimuginare
situazioni del passato. Così facendo perdiamo la possibilità di sperimentare il benessere. La pratica più
immediata, per ri-appropriarci del nostro corpo, è riportare l’attenzione al nostro respiro con la
respirazione consapevole.
Inspiro sono consapevole di inspirare, espiro sono consapevole di espirare, respiro dopo respiro, momento dopo momento, torno al centro, a casa nel mio corpo. Allora abbiamo la possibilità di cogliere la meraviglia del corpo umano nella sua complessità e se percepiamo delle tensioni, possiamo comprendere la loro natura profonda e rilasciarle. La pratica della respirazione consapevole ha il grande vantaggio di essere disponibile in ogni momento della giornata, in qualsiasi luogo, immediatamente. La respirazione consapevole non è solo un buon modo per sentirsi bene, vivi
e presenti ma è soprattutto un gesto d’amore e di benevolenza verso se stessi che a poco a poco –
come il sasso nello stagno che crea cerchi che si allargano – aiuterà anche chi ci sta vicino, dovunque
siamo.
Foto per gentile concessione di Ingrid Santana su Pexels